Io sono della vecchia scuola.

Io sono della vecchia scuola.

E’ normale, non sono più un giovinastro…

Non è un pregio, è un dato di fatto.

Vengo da un modo di pensare diverso, da un monDo diverso.

Vengo da un vissuto musicale, dove i cantanti facevano la gavetta, cominciavamo a cantare in balere, feste di paese, discoteche di provincia, spesso con impianti di amplificazione molto scarsi, non adatti, ma si usava quello che si poteva. Non c’era l’ autotune, se stonavi non cantavi. Punto

Facevi tanta gavetta e solo se c’ era poi un riscontro del pubblico andavi avanti.

Portavi qualche musicasetta a pseudo-produttori e poi, ma solo poi, potevi ipotizzare di fare un primo disco. Se eri bravo ti entrava in testa  anche l ‘idea che potessi diventare una professionista. Facevi un lp all’ anno e cercavi di raccontare un tuo pensiero, un filo conduttore che negli lp futuri ti avrebbe portato a delineare la tua personalità, a crearti un tuo pubblico. Un percorso disseminato di  inciampi e tranelli, di persone buone ma anche di persone scaltre, e se non eri abbastanza furbo ti sfruttavano e ti buttavano via come una pezza usata.

Questa era la vecchia scuola. Così era per la musica, per tutto, così è anche per i coltelli,.

Quando mi avvicinai al mondo della coltelleria (quasi 15 anni fa), fu la stessa cosa.

Mi informai comprando qualche libro di tecnica, tutti rigorosamente in Inglese. Iniziai a fare qualcosa che potesse avere la parvenza un oggetto tagliente. Ti ispiri a coltellinai famosi e piano piano, per approssimazione crei una tua idea di coltello. Questo sempre nell’ottica di una passione, di un divertimento, e comunque con l’ intento di voler esprimere un proprio concetto o pensiero.

Se poi i coltelli  piacciono non solo a te ma anche ad altri, puoi pensare di venderne qualcuno, solo per recuperare un po’ di spese, per prendere quattro soldi da reinvestire in nuovi materiali o attrezzature.

La cosa è andata avanti, la passione è aumentata, anche le richieste, ed allora provi a pensare più in grande, ti fai fare un sito dove postare le foto dei tuoi lavori. Cominci a fare mostre, a metterti in gioco, a capire se i commenti positivi che ti fanno sui forum ( non c’erano i social) si trasformano anche in volontà di acquistare un tuo pezzo. Piano piano

Ti viene poi voglia di entrare in un mondo più grande. Vai all’ estero, frequenti associazioni, dai esami, ti senti orgoglioso di essere “uno di loro”. Quelli della vecchia guardia facevano così, crescevano un poco alla volta, maturavano poco a poco, avevano consapevolezza che la strada era lunga e in salita e, permettetemi di dire, avevano anche più umiltà.

A distanza di pochi anni tutto è cambiato. I social, la rete che ti permette di accedere ad un mondo di informazioni in tempo zero. La possibilità di contattare tutti e tutto, in una sorta di contaminazione senza più regole, uno sviluppo entropico. Puoi crescere più velocemente, devi  farlo, devi stare al passo di una ruota che gira ad una velocità che non sei più tu a gestire. Devi corrergli dietro a ritmi che non sono i tuoi.

Così non è più importante il “cosa sai fare”, il tuo sapere, la tua esperienza. Oggi è solo importante il “come lo presenti”. L’ immagine è tutto.

L’ immagine ha sopraffatto l’ oggetto reale.

Nascono così coltellinai che in pochi mesi si sentono già al top, hanno migliaia di persone che li seguono, una pagina dedicata. Spesso prima creano la pagina e poi iniziano a fare coltelli ….

Coltellinai che nascono e muoiono come farfalle, a volte non arrivano nemmeno a diventare farfalle… muoiono ancora bruchi. Un mulinello di informazioni , di immagini.

Un imbuto cosmico dove risucchia tutto e tutti.

Io sono della vecchia scuola.

E’ normale, non sono più un giovinastro…

Non è un pregio, è un dato di fatto