L’ immortalità del merendino

Ore 5,40. Mi faccio un caffè. In genere faccio colazione con caffè nero e un pezzo di dolce, spesso fatto da mia moglie. Questa mattina però non c’è niente da mangiare.Ho fame, non mi va di iniziare la mattina solo con l’ amaro del caffè, ho bisogno di qualche cosa di dolce che mi tolga quel retrogusto acido del caffè. Poi dopo colazione mi accenderò come di consueto un sigaro.Devo trovare qualche cosa di solido per accompagnare il caffè. Apro la dispensa, comincio a cercare. Un pacco di biscotti, un Mulino Bianco qualsiasi, niente, non trovo niente. Allungo gli occhi nella parte più posteriore degli scaffali, quella zona dove viene stivato, zucchero farina e scatolette. Quella zona che resta per anni inesplorata. Trovo un contenitore con dentro scatolette di tonno, non so perchè mi viene da guardare dentro , trovo un inaspettato merendino.Avete presente quei sacchetti trasparenti dove dentro c’è un simil plum cake? Quei sacchettini gonfi che da bambino li schiacciavi in mano e si aprivano scoppiando con un poff sordo.Non mi piacevano neppure da piccolo, li associo ad una gita scolastica dove un bambino l’ aveva vomitato sul pulmann e l’ odore mi è rimasto nel naso per tutto il giorno. Che schifo.In dispensa non trovo altro, il caffè sta cominciando a freddarsi, devo prendere una decisione.Schiaccio l’ involucro trasparente e … poff il merendino si apre e sprigiona il suo “aroma” di vomito.Non è cambiato da quando lo mangiavo da piccolo, stesso odore, stessi pezzettini di cioccolato stesso pirottino di carta dove la parte più croccante e più buona del merendino resta attaccata alla plissettatura, sei costretto a leccarti l’ interno del pirottino, se vuoi mangiarti tutto il dolce.No, non è cambiato, stesso sapore e stesse sensazioni. Questa mattina va così. Un salto indietro nel tempo.Finisco di masticare l’ ultimo boccone e l’ occhio mi cade sull’ involucro trasparente. Totalmente anonimo, non c’è una marca, un indicazione di calorie, non c’è niente.Solo una data, stampigliata la scadenza: 15/04/2012. Ho mangiato un “qualcosa” che era scaduto quasi 10 anni, solo la data a testimoniarlo. Le qualità organolettiche sono rimaste immutateNon è cambiato niente,faceva schifo appena confezionato, fa schifo ora, 10 anni dopo la scadenza.Questi hanno scoperto l elisir dell’ immortalità e non se ne sono ancora resi conto